martedì 13 settembre 2016

Passato

-PASSATO-

Quanto conta conoscere il passato della persona che ci è accanto?
Una persona su tre in genere si pone questa domanda, spinta da varie motivazioni, quali semplice curiosità, paragonarsi alle storie precedenti, soppesare su di una bilancia i pro e i contro, insomma di motivazioni ce ne sono di svariate. Ma quale veramente tra queste ci spinge a fare questa domanda? Quale ci porta a chiedere l'importanza di un passato che sotto alcuni aspetti non dovrebbe interessarci perché appunto passato. Su esperienza personale posso dire che del passato delle persone non è che mi importi chissà quanto, perché appunto il passato è ciò che ci ha resi quello che siamo oggi. Ma quando questo non basta e si vuole procedere, si vuole scavare ancora più a fondo per cercare di capire veramente cosa ci ha portato ad essere così oggi, quando questo non basta cosa si fa? Come ci si comporta in questi casi, non lo so neanche io, da un lato ho la curiosità, la voglia incessante di dover dare delle risposte alle mie domande, ma dall'altra penso e mi dico che a volte il passato può far male, può nuocere, può destabilizzare un equilibrio che si è creato tra due persone. Eppure io sono una tipa che non ha mai negato a chi chiedeva la conoscenza del mio, proprio perché senza non sarei quella che sono. Avete presente il detto "Parlami del tuo passato e ti dirò chi sei?" . Io non tanto ci credo a questa cosa, ci sono tante eccezioni a questo proverbio e tra l'altro il passato non implica per forza chi siamo o chi eravamo, ma è pur sempre nostro e in quanto tale ci appartiene. Certo per chi soffre di alcuni disturbi, traumi o altro, ricercare le cause nel proprio passato aiuta a capire cosa è andato storto nel percorso e poter poi rimediare. Utilizzo un linguaggio spicciolo a riguardo perché non è compito mio entrare nel merito, questo spetta agli esperti, io cerco solo di esporre fatti e pensieri di poveri comuni mortali come me che si pongono delle domande. Mi chiedo perché alcune persone preferiscano nasconderlo invece di parlarne, cosa le spinge a voler a tutti i costi far finta che non ci sia stato. Le esperienze negative insegnano a non ripetere più gli stessi errori, insegnano che nella vita c'è sempre qualcosa di buono, insegnano che ci si può sempre redimere e andare avanti. A mio avviso nessuno dovrebbe nascondere il proprio passato, per quanto sia stato brutto, orribile, tremendo, sofferto o perché no meraviglioso e felice, in entrambi i casi non dovrebbe mai essere taciuto. Si può imparare anche dalle esperienze altrui, non solo da quelle personali, si può cercare sempre di fare meglio. Il passato è ciò che ci rende unici, ciò che ci distingue e a volte ciò che ci accomuna. Confrontarlo con altre persone non vuol dire per forza fare a gara a chi l'ha avuto migliore o peggiore, a chi è stato più fortunato e chi meno, confrontarlo vuol dire immedesimarsi in esperienze altrui che non ci appartengono e cercare di capire cosa si può fare a riguardo per poterlo migliorare. Conoscerlo vuol dire conoscersi. E se questa cosa ci viene negata chissà per quale assurdo motivo ( si assurdo perché non esiste una ragione e dico una valida per negarlo) , ci sentiamo come se mancasse un pezzettino di un puzzle e stiamo sempre lì a cercare di capire, di chiedere, per porre fine alla nostra brama di curiosità. Ma veramente conta così tanto? Questo dipende dalle persone, ci sono quelle che ne possono fare a meno e quelle che se non sanno non danno, ma a prescindere a quale delle due categorie apparteniamo, per completare questo puzzle basterebbe semplicemente rimpiazzarlo con un nuovo tassello chiamato Presente e perché no anche Futuro.

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